martedì 12 gennaio 2010

Caro diario

Caro diario, oggi ho molto da raccontarti. Ma mi raccomando, come sempre custodisci i nostri segreti nel tuo scrigno di carta e velluto, non mostrare ad altri i distillati di cuore che trasudo sulle tue pagine. Oggi mi sento bella, sai, la sensazione di stare bene, fisicamente intendo. Stamattina mi sono infilata nei miei abiti con una piacevolezza sensuale, la sensazione tattile della stoffa sulla pelle, la sua frescura asciutta, il suono frusciante come quello di una mano passata sul crine di cavallo dell’archetto del violino, e poi lo specchio mi ha guardata, si’ lui mi guardava, anzi mi spiava e mi vedeva bella e felice. Perche’ sono cosi’ felice? E’pericoloso essere felici. E’ pericoloso salire troppo in alto sulle montagne, le montagne non sono fatte per essere scalate ma per essere ammirate, e cosi’ la felicita’: non va conquistata non va posseduta ma occorre ammirarla da distante, da una posizione sicura senza il rischio di precipitare nella disperazione piu’ cupa, meglio una sobria malinconia ed accontentarsi di immaginarsi felici. Ma oggi no, oggi svetto sulla cima della gioia e rido e piango e gemo e taccio, non so nemmeno io il perche’. Oh mio caro, caro, carissimo diario, tu lo sai il perche’. Gia’ ti avevo reso partecipe delle mie piccole gioie e dei miei grandi dolori, tu mi conosci, con te non posso fingere. Ieri sera mi ha detto di si’, ha rotto ogni indugio. E’ per questo che oggi mi faccio bella, e’ per stasera, quando lui verra’. Non so cosa faro’ dopo, non voglio nemmeno pensarlo, mi godo cosi’ queste poche ore che ci separano ancora. Come e’ bello e dolce e amaro struggersi nella attesa, una sensazione che parte da dentro allo stomaco e si irradia a tutto il corpo come un crampo leggero che passa su di me e lascia ogni mia fibra stanca ma felice, come la piacevolezza della stanchezza puramente fisica, o come anche l’abbandono ad un piccolo dolore immediatamente seguito dal sollievo della sua scomparsa. Ieri, quando me lo ha detto, ho visto brillare qualcosa nell’incavo delle sue vuote orbite, la’ dove di solito non vedevo altro che buio qualcosa riluceva, e anche il suo mantello, solitamente cosi’ nero e fermo, d’improvviso mi e’ sembrato quasi leggero e fresco, quasi meno scuro. Oh non vedo l’ora, sono ansiosa come una scolaretta il primo giorno di scuola! Stasera, stasera, stasera. Passera’ a prendermi lui, mi portera’ via con se, come lo desidero! Tutto mi piace di lui, mio caro diario, tutto. Anche la falce, cosi’ lucida, cosi’ potente. Stasera tutto comincera’, tutto sara’ compiuto.

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