lunedì 18 gennaio 2010

Marcel's wake

E se tutto quello che vedeva non fosse esistito veramente? E se il mondo, il suo appartamento, queste lenzuola aggrovigliate come i suoi intestini doloranti, se tutto questo fosse solo una rappresentazione della sua retina e dei suoi neuroni, una videocassetta di realta’ virtuale senza una sostanza reale? La cena abbondante non gli dava tregua, gioia effimera nel palato, ora dispiegava le sue orde tra le sue viscere. Avrebbe dovuto mangiare e bere meno, forse. Ma perche’, a quale fine? Perche privarsi di un piacere, di un qualsiasi piacere? Certo se poi dopo si sta cosi’ male forse e’ conveniente astenersi, ma solo se si pensa che la consequenzialita’ tra azione e reazione abbia un significato concreto, perche’ se tutto e’ falsita’ e sola rappresentazione allora il tutto perde di senso...Il lampadario, o meglio la sua ombra proiettata dalle luci notturne della strada ondeggiava sulla parete opposta al suo letto, forse automobili di passaggiaggio illuminavano a tratti la sua stanza o forse la sua testa danzava in un capogiro continuo. Conati. Sapori acidi gli riempivano le narici dal retro del palato risalendo tratti che sarebbero predisposti solo per la discesa dell’aria verso i polmoni di quella macchina meravigliosa che e’ il corpo umano; si ricordava delle sue prime interrogazioni a scuola la maestra, il sussidiario con le figure del corpo umano stilizzato, il colore innaturale della pelle , i caratteri larghi per facilitare la lettura dei piccoli alunni. Puzze e puzze e odori schifosi, ecco, l’odore delle cose e’ la migliore rappresentazione dei concetti spirituali, l’anima e’ qualcosa che non si vede e non si tocca, come l’odore: lo spirito e’ odore, i santi che sono ormai mezzi angeli sono “in odore”. Un ora, forse meno, di appisolamento, al risveglio il braccio destro insensibile per la posizione schiacciata assunta per troppo tempo. Buffo, gli sembra una appendice estranea al prorio corpo, e li’ tra spalla e braccio c’e’ il confine tra lui ed il resto, erroneamente trasportato da una postura errata. Forse anche nella vita e’ cosi? Forse anche normalmente il confine tra noi ed il mondo e’ dato da una insensibilita’ derivata dalla nostra strana posizione nel creato? Il mondo che ci circonda e’ come quel braccio ora insensibile, un enorme organo che ci appartiene ma che non avvertiamo come nostro per una errata pressione su di un nervo?
Le cozze, le verze e le rape fermentavano nel suo basso ventre, vapori mefitici salivano dalla geenna del basso intestino insinuandosi tra le pliche del crasso, riempendo la ampolla rettale e deflagrando caldo-umidi facendo tremare i bordi dell’ano. In parte le sue narici si riappropriavano di questa materia volatile e riproponevano, elaborati, gli odori del cibo. Poi un altro rutto, questa volta puro senza rigurgiti, poi un altro peto, meno puro, piu’ umido, e quindi il sonno profondo.

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