mercoledì 20 gennaio 2010

I miei cari genitori

Una storia come molte altre. Come ogni bambina, e per di piu’ figlia unica, ho vissuto i primi anni della mia vita in totale simbiosi con i miei genitori, loro una parte di me ed io una parte di loro. Nei piccoli umani la coscienza di se come di una parte autonoma si forma relativamente tardi, in questo periodo di interregno che va dalla nascita fino ai quattro, cinque anni esiste un unico corpo spirituale tra genitori e figli che a volte sembra anche essere materiale e fisico. Ecco forse era per questo che non mi sembrava strano che mamma e papa’ avessero sette coppie di arti. La loro voce a me sembrava la piu’ naturale del mondo e le ninne nanne cantatemi sulla culla le ricordo ancora con emozione, anche il suono metallico delle mandibole che grattavano sul primo paio di zampe lo ricordo con piacere, ed al loro fruscio io mi addormentavo. I primi giochi con gli altri bambini del condominio erano i soliti di tutti, giochi con la palla o a rincorrersi o a nascondino. Io ero la piu’ brava, abituata a scavare per trovare il cibo riuscivo a crearmi dei nascondigli perfetti, irragiungibili. Quelle calde giornate estive, durante le vacanze, le ricordo con una tenerezza infinita; alla sera il richiamo stridulo della mamma mi richiamava a casa ed esausta ma affamata mi avventavo sulle larve di mosca e di maggiolino che riempivano il piatto. Ma ogni bella stagione ha la sua fine ed ad ogni periodo lieto si sussegue una pausa triste. Cosi’ in me comincio’ a nascere un dubbio, ad insinuarsi malevolo nel mio cervello, alimentato da strani dicorsi dei miei compagni e da voci che ora comprendevo, dei vicini di casa. Cosa volevano dire quando indicavano i miei genitori con epiteti come “i mostri” o “gli insettoni”? perche’ i miei amici mi chiamavano “la larvetta”?. Non volevo rendermene conto ma anch io mi stavo convincendo che l’idillio infantile era finito e l’affacciarsi della consapevolezza portava con se delle dolorose novita’. Gli scrittori di fiabe non sanno il male che possono fare. O forse lo sanno, sono solo dei bambini cresciuti e vendicativi, che scrivono cose cattive per fare del male per turbare senza essere scoperti, altrimenti che senso avrebbero quelle storie di bambinbi abbandonati nei boschi di orchi che li mangiano e di genitori morti? Cosi’ dopo aver ascoltato certe storie di bambini abbandonati e di fratellastri e sorellastre mi ero fatta la convinzione di essere stata adottata e che le due meravigliose creature che fungevano da miei genitori non fossero in realta’ i miei papa’ e mamma biologici e veri. E cosi’ quella sera volli fare una prova, volevo sapere una volta per tutte se quello che sospettavo fosse tragicamente vero o felicemente falso. Non avevo ancora grosse conoscenze di biologia e quindio il mio approccio fu abbastanza grezzo, ma, come si vedra’, risolutivo.
Il giorno dopo. Distesa sul lettino d’ospedale ero felice. I medici mi avevano salvata in extremis, la sera prima mi avevano trovata nella mia stanza in una pozza di sangue, un polso del terzo paio di zampe reciso spruzzava il suo liquido sul pavimento, un liquido verde, verde, verde,.... oh grazie al cielo era verde!

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