martedì 12 gennaio 2010

Un fiuto incredibile

Come ogni giorno al distretto della stazione di polizia del decimo arrondissement saluti e cortesia si intrecciavano all’ingresso principale. “Buongiorno” “ a lei” “prego” “dopo di lei”, un susseguirsi di tranquillizzanti convenevoli scandiva il passaggio degli addetti e dei gendarmi che si recavano al proprio ufficio. Come tutti gli esseri viventi anche quella ristretta umanita’ di Rue de Chabrol placava le sue ansie calmata dal metronomo lento delle consuetudini: i saluti, i croissant del Cafe’ L’Aubrac, le piccole noie di tutti i giorni ( il ritardo della metro’, la fotocopiatrice inceppata, un leggero mal di testa..).
Anche Marcel nel suo ufficio al secondo piano stava iniziando la sua monotona, uguale, polverosa e tranquilla giornata.
“Addetto all’annusamento reperti necroscopici” cosi’ recitava il cartellino in plastica posto sulla porta del suo ufficio, redatto in una calligrafia anonima, anzi un font anonimo, un times new roman, ulteriormente intristito dalla sbavatura di una stampante di scarsa qualita’. Un rigurgito (trattenuto da un innato rispetto sociale) gli riporto’ alla memoria la cena del giorno prima: zuppa di cavolo con pane e roquefort; di certo sua moglie non si era sprecata, ma era da capire aveva sempre molto da fare al lavoro, nella fabbrica di prodotti alimentari per cani, addetta alla macinazione.
Il lavoro di Marcel era ugualmente monotono: annusare reperti autoptici che in qualche modo avevano a che fare con casi giudiziari. Lui riusciva, con il suo fiuto incredibile, a risalire all’origine di quelle membra, in qualche modo riusciva a capire di chi potessero essere quei resti accostando odori, tessendo trame olfattive che inquadravano la provenienza di quelle frattaglie umane. Quella mattina non sembrava passare piu’, aveva gia’ annusato una mano trovata nella Senna e dal suo odore di tabacco e zenzero e sesso aveva indirizzato i colleghi verso il caso irrisolto di una prostituta cinese (fumatrice). Guardava fuori dalla finestra (qualche passante entrava e usciva dalla piccola orologeria di fianco alla stazione di polizia) proprio quando un fattorino gli porse qualcosa. “Bene” penso’ Marcel “vediamo un po’, anzi annusiamo un po’” Davanti a lui un cartoccio di carta racchiudeva come della carne macinata, ma di un colore scuro, nessun pezzo visivamente riconoscibile, solo minuti frammenti di carne , omogenea e tritata fine. Poteva riconoscere l’odore di spezie, aromatizzanti artificiali, caramello, e lontano, quasi impercettibile una curiosa associazione di cavolo e formaggio ammuffito. Quella miscela di carni proveniva dal vicino Hôpital Saint-Lazare dove, nella prima mattinata qualcuno aveva portato quel che rimaneva di un tragico incidente sul lavoro. Chissa’ cosa poteva essere....

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